Pasquale Gujon

Prete, pubblicista e operatore culturale

Bijače/Podbonesec 01.04.1909- 25.02.2002

 

Ha frequentato le scuole elementari a Tarcetta, poi a San Volfango e Azzida (era orfano, viveva con suo zio Ivan Gujon). Completò il suo seminario a Udine, dove fu ordinato sacerdote il 12 luglio 1933. Fu cappellano a Maserolis, e poi, nel 1937, per la sua fragile salute, il vescovo lo mandò parroco a Matajur, dove rimase per sessant’anni, fino al suo ritorno nella sua nativa Biarzo. Nonostante il divieto, insegnò religione e compì tutti i riti religiosi in sloveno anche durante il fascismo e continuò così anche dopo la guerra.

Durante la guerra sostenne i movimenti di resistenza sloveni e italiani. Per qualche tempo è stato anche tesoriere del Fronte di Liberazione OF. Dopo il famoso scontro tra tedeschi e partigiani a Matajur, dove caddero 31 partigiani, raccolse i caduti e fornì loro una giusta sepoltura. Dopo la guerra, ha lavorato con l’ANPI per erigere loro un monumento a Matajur.

Nel 1964, con l’aiuto del CAI di Cividale, costruì una nuova cappella dedicata a Cristo Salvatore in cima al monte Matajur (la precedente fu demolita durante la prima guerra mondiale).

Difendeva continuamente i diritti del suo popolo e usava costantemente lo sloveno nell’attività della sua parrocchia. Quando, a causa della mancanza di sacerdoti, si prese cura anche della frazione di Vernassino, reintrodusse il canto e la preghiera slovena anche in quella chiesa.

Ha studiato la storia della Benecia e nel libro (La gente delle Valli del Natisone) ha dimostrato che gli sloveni beneciani erano un popolo libero e si erano auto governati per mille anni. Il libro fu pubblicato nel 1974, fu la prima pubblicazione del suo genere in Benecia.

Nel novembre 1995, accusato di nascondere le armi, i carabinieri fecero irruzione nella sua sagrestia. Gujon, allora già ottantenne, ha reagito con ironia.

Ha collaborato attivamente al giornale Dom, dove ha pubblicato articoli interessanti in italiano e sloveno, e ha collaborato attivamente anche con il giornale Novi Matajur. Ha scritto per il Trinkov Koledar e per il settimanale diocesano udinese La vita cattolica.

Nel 1989, ha pubblicato il libro di preghiere Naše domače beneške molitve, perché era consapevole che l’italiano stava penetrando sempre più nelle chiese e nelle case e che la lingua slovena locale si stava perdendo e questo lo preoccupava molto.

Ha ricevuto numerose decorazioni, tra cui una medaglia Garibaldi assegnatagli dall’Unione Italiana Combattenti ANPI e il Titolo onorario dalla Repubblica di Slovenia.